mercoledì 2 settembre 2009

Hollywood Party

Dopo anni, ho avuto nuovamente occasione di vedere il capolavoro di Blake Edwards. Una folgorante riscoperta.


Due anni prima di Michelangelo Antonioni, Blake Edwards con un'esplosione cinematografica lacera simbolicamente i modelli di una società che sta definitivamente cambiando.


In gioventù consideravo "Zabriskie Point" come uno dei film più rappresentativi dell'era della contestazione. Gli affiancavo "Giù la testa" di Sergio Leone o "I pugni in tasca" di Bellocchio.


Con certo presunto snobismo intellettualoide non avrei mai caricato sulle spalle di un film comico la rappresentatività di un decennio di sconquassamento di un'intera società.


Eppure, proprio in "The party" (meglio conosciuto con il titolo "Hollywood party"), film del 1968 firmato da Blake Edwards ed interpretato da un insuperabile Peter Sellers, troviamo tutti gli ingredienti che ne fanno un simbolo di un'epoca.


Già nel prologo Edwards mette in chiaro la sua posizione. Partendo da una puntigliosissima critica verso la Hollywood dei grandi scenari storici, delle mega-produzioni e dello star system, le gag di Peter Sellers nei panni dell'impacciato attore indiano Hrundi Bakshi colpiscono i simboli dell'apparentemente intoccabile società americana dell'epoca.


Proprio il prologo termina con l'esplosione del fortino. E qui la posizione di Edwards si fa addirittura più violenta rispetto alla scelta analoga di Antonioni in Zabriskie Point. Perché con Edwards a provocare la detonazione non è un gesto rivoluzionario (sia esso reale o immaginario, come accade nel film di Antonioni), ma il gesto "ordinario" dell'allacciarsi una scarpa.


Dall'episodio dell'esplosione si scatenano in un succedersi di coincidenze tutti gli eventi che portano Bakshi a farsi titanico elemento disturbatore di un lussuosissimo party hollywoodiano, popolato di politici, illustri uomini d'affari, star patetiche e ragazze in cerca di fortuna (no, la location non è Villa Certosa).
Fra gli eventi, merita una citazione speciale la comparsa di un elefante colorato durante il party organizzato nella lussuosa villa, accompagnato da un gruppo di giovani chiassosi.
Ecco, se l'esplosione iniziale segna l'inizio della rivoluzione, la comparsa dell'elefante ne segna il parziale fallimento. Bakshi fa notare ai ragazzi che l'aver dipinto e riempito di scritte la pelle dell'animale è un segno di totale mancanza di rispetto verso un simbolo della cultura indiana.
L'irrompere della frivolezza modaiola, dei colori sgargianti, della musica beat (che contrappunta la tromba iniziale che intona un motivetto quasi be-bop), e la schiuma che invade la villa (la metafora del "lavaggio" della vecchia società è un po' forzata, ma si potrebbe anche azzardare), sanciscono simbolicamente una parziale sconfitta di quel moto di evoluzione che, nell'intenzione di sovvertire l'ordine di un sistema, ne viene fagocitato e riomologato.


Preveggenza di Blake Edwards, nell'aver intuito con decenni di anticipo la nascita della MTV generation.