giovedì 6 settembre 2012

E-Book: licenza di lettura

"Esiste un pericoloso gruppo di attivisti anti-copyright
che rappresenta un pericolo per il futuro degli autori e degli editori.
Essi non hanno alcun rispetto per la proprietà e per le leggi.
Oltretutto, sono potenti e ben organizzati, ed hanno
tutta l'attenzione dei legislatori e della stampa.
Sì, sto parlando dei dipartimenti legali dei grandi distributori di e-book"
La citazione è tratta dall'introduzione di "Makers" di Cory Doctorow, noto blogger, scrittore ed attivista dell'open source, del copyright libero e delle licenze Creative Commons.
L'autore, nel distribuire liberamente il suo romanzo sulla rete (incentrato sulle vicende della cultura Maker), inquadra in modo assai lucido il delicato problema della distribuzione di E-book, oramai quasi monopolizzata (o meglio oligopolizzata) da pochi provider, che hanno costruito nuovi modelli di business per il mercato dell'editoria sicuramente vincenti, ma al costo di limitare o spesso stravolgere le stesse regole base del copyright.

L'analisi di Doctorow è molto chiara: il copyright è da sempre basato sul semplice concetto che se tu compri un libro, quel libro diventa tuo: lo puoi scarabocchiare, stracciare, regalare al tuo amico, o metterlo sotto un mobile traballante. E' il "tuo" libro e ne fai ciò che vuoi.
Con la diffusione dei nuovi modelli di acquisto digitale, i distributori - quasi sempre spinti dall'innaturale tentazione di favorire la creazione di propri formati a discapito di standard globalmente supportati - hanno lentamente revisionato e rivisto questo principio di "proprietà", sostituendo alla più semplice delle regole mercato (hai mai dovuto firmare 10 moduli per comprare un libro in libreria?), una miriade di clausole contrattuali che l'ignaro cliente deve "spuntare" al momento dell'acquisto (o del primo acquisto, ma la sostanza non cambia). Quelle stesse clausole, dietro un ingannevole "Buy this book", nascondono una forma diversa di transazione: la "Licenza d'uso". Come a dire: "Io distributore ti dò il diritto ad usare questo e-book, ma questo libro non sarà tuo".

Punti di vista, si intende, interpretazioni di leggi e condizioni di contratto.
Resta il fatto che da tempo si è animato sulla rete e sugli altri media il dibattito sulla tematica degli e-book nel particolare, e più in generale sul destino dell'editoria (c'è di mezzo il destino stesso degli editori, in special modo dei piccoli). Tuttavia, si tende spesso a far scadere il dibattito ad una diatriba basata sul supporto e sul formato, della serie: "sono meglio gli e-book perché non occupano spazio" o "io non posso fare a meno di sentire l'odore dei libri" (mi sono autocitato, da indistruttibile supporter del formato cartaceo). Si dovrebbe invece cercare di spostare il centro d'attenzione verso le problematiche legate alla distribuzione, e diffondere le argomentazioni del dibattito verso una comunità più vasta possibile, puntando ad accrescere la consapevolezza di chi vuol far uso di tecnologie innovative, senza però correre il rischio di sacrificare i propri sacrosanti diritti.

Concludo con un'ultima citazione, stavolta tratta dalle note di copyright di una canzone del noto cantautore Woodie Guthrie:

"This song is Copyrighted in U.S., under Seal of Copyright #154085, for a period of 28 years, and anybody caught singin’ it without our permission, will be mighty good friends of ourn, cause we don’t give a dern. Publish it. Write it. Sing it. Swing to it. Yodel it. We wrote it, that’s
all we wanted to do."